Diabete: maggiori complicanze per rene, cuore, occhio e sistema nervoso

Sono quattro gli organi maggiormente colpiti dal diabete di tipo 2 che in Italia colpisce circa 4 milioni di persone e ne provoca la morte di 73 persone al giorno: sistema nervoso, sistema cardiovascolare, rene e occhio.

“E’ una malattia spesso sottovalutata da parte dei pazienti, perché può dare inizialmente pochi disturbi e le complicanze nei primi anni sono spesso non diagnosticate”, spiega Francesco Purrello, presidente eletto della Società Italiana di Diabeteologia (Sid) e ordinario di Medicina Interna all’Università di Catania.

Dovuto a una carenza di produzione di insulina, unita all’insulinoresistenza ovvero a una diminuzione dell’effetto di questo ormone nell’organismo, secondo il recente rapporto Diabetes Atlas dell’International Diabetes Federation (IDF), il diabete è una patologie cronico-degenerativa di cui soffre circa l’8% della popolazione, più del doppio di 30 anni fa.

Tra le complicanze più frequenti, quelle oculari: è, infatti, la prima causa di cecità prevenibile in quanto causa la retinopatia, ovvero una lesione dei vasi sanguigni nella parte posteriore dell’occhio. Un’ulteriore complicanza è rappresentata dalla nefropatia, che rende il rene non in grado di filtrare le scorie del metabolismo. “E’ infatti la prima causa di dialisi in Italia”, sottolinea Purrello.

Almeno il 30% dei pazienti di diabete è colpito invece da neuropatia, una malattia del sistema nervoso che si presenta sotto forma di formicolio agli arti con diminuita sensibilità. “Questo disturbo può degenerare – ricorda l’esperto – nel piede diabetico, caratterizzato da ulcere che possono infettarsi ed essere causa di amputazione”.

Tra le malattie correlate più frequenti e rischiose ci sono le patologie cardiovascolari. Ad esempio “l’infarto acuto del miocardio, il cui rischio è di quattro volte maggiore nei diabetici. Mentre le probabilità di avere ictus è di circa due volte e mezzo maggiore. Le complicanze causate da picchi di glicemia sono tutte temibili ma anche prevenibili. Da qui – conclude Purrello – l’importanza di un monitoraggio costante dei valori, controlli frequenti dal medico, dieta e attività fisica.

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